Quando tutto sarà finito (e speriamo presto!) serviranno sforzi sia da parte degli operatori che del Governo per ricominciare a lavorare, anche (e soprattutto) nel nostro settore.

Tutta la filiera dovrà ridimensionarsi. O meglio, riposizionarsi. Dopo il lungo periodo di locali e uffici chiusi, abbiamo riscoperto il gusto della casa, imparato a ricorrere all’e-commerce e ai servizi digitali più di prima,
senza tralasciare lo smart working. I cambiamenti si sentiranno dunque su tutti gli aspetti della nostra vita, dalla casa al posto di lavoro.

Affinché la crisi non sia troppo pesante, sarà decisivo l’atteggiamento delle banche. “Siamo in una fase davvero unica perché a fronte di interessi bassi c’è grande richiesta di mutui e questo potrebbe evitare il crollo delle vendite degli immobili – nota Girmenia, titolare dell’azienda di mediazione SIF Soluzioni Immobiliari e attiva nella comunità immobiliare. “Gli effetti reali sul mercato, però, li vedremo solo nel 2021, quando sarà passata la paura del virus e i consumatori torneranno a vivere senza più ansie”.
“Non illudiamoci, però. Per evitare una crisi troppo forte, il Governo dovrà controllare le politiche delle banche verso i consumatori e rivedere la sua politica fiscale – conclude.

Per le locazioni commerciali non basterà la misura di portare in detrazione il 60% del canone di locazione del mese di marzo, perché “molte attività commerciali sono chiuse e i commercianti potrebbero non riuscire a pagare i mesi di affitto”.

Le quattro proposte per far decollare le vendite di nuove case. L’associazione Aspesi, invece si è interrogata su come far ripartire le nuove costruzioni per riattivare la filiera del settore dopo la fine dell’emergenza, e cioè costruzioni, arredamento, impianti e servizi. Quattro sono le misure urgenti secondo il Presidente di Aspesi Roma, Federico Filippo Oriana:

  • prima di tutto si può agevolare la permute degli appartamenti e cioè favorire il cambio della propria casa con una di nuova costruzione. Ad esempio si può sospendere l’imposta di registro per cinque anni fino alla rivendita del vecchio alloggio;
  • al secondo posto troviamo il sostegno all’acquisto in generale tramite la riduzione dell’aliquota IVA del 4%;
  • un terzo tema è favorire la rigenerazione urbana, in particolare interventi radicali sul patrimonio immobiliare pubblico in disuso, superando i vincoli dei piani regolatori e sulle destinazioni d’uso;
  • infine, esentare dall’Imu per il 2020 tutti gli edifici di proprietà delle società e delle imprese.

Case, cliniche e uffici più sicuri e confortevoli. Allarga lo sguardo all’economia nazionale, il Presidente di Scenari Immobiliari, Mario Breglia, che rileva il disinteresse da parte del Governo per il settore che oggi
vale un quinto del prodotto interno lordo nazionale. “Oggi non siamo in crisi. Se siamo ottimisti, consideriamolo uno stop non voluto. Ma se siamo realisti dobbiamo pensare che, quando torneremo a lavorare e a darci la mano, diverse cose cambieranno” – rileva. Tra i cambiamenti, un aumento
della competizione nella grande distribuzione, la crescita della domanda di immobili di alta qualità per offrire un ambiente di vita e di lavoro sicuro e sano. Ma, anche per gli investitori, maggiori collocamenti economici nella sanità e nelle cliniche.

Secondo Mario Breglia, il turismo sarà veloce a riprendersi e saranno scelte case e alberghi che rispondono ai nuovi requisiti di sicurezza e qualità, mentre le famiglie probabilmente decideranno di comprare alloggi più confortevoli oppure di migliorare quelli di proprietà.
Insomma, la sofferenza ci sarà. Ma una volta ritoccati i numeri, la società, e dunque il mattone, beneficeranno di una forte spinta all’innovazione.

Lo Stato investirà sui servizi alla collettività. Piuttosto diverso il punto di vista espresso da Marco Marcatili, Economista e Responsabile Sviluppo per la società di ricerche Nomisma. Più che focalizzarsi soltanto sulla società “post Covid”, Marcatili chiede maggiore attenzione al periodo “durante il Covid” che potrebbe estendersi oltre ogni attesa.
Secondo l’economista oggi che la crisi non è di origini finanziarie è l’economia reale che subisce il colpo più forte.

Insomma, che si tratti di una vera e propria crisi per tutti i settori, oppure un momento di panico da cui ci riprenderemo, analisti e professionisti leggono questo momento come foriero di grandi opportunità.
A patto che il Governo sappia affiancarsi al sistema finanziario ma soprattutto a quello reale, alleggerendo il peso fiscale e sostenendo la domanda.